Cos’è la conservazione?

Secondo il Codice dei beni culturali e del paesaggio, «la conservazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro». In realtà, più che di una definizione, si tratta del modo in cui la conservazione si realizza o meglio, si dovrebbe realizzare, giacché non è frequentissima l’applicazione di questa modalità nell’esercizio corrente della conservazione nel nostro Paese.

Nella definizione che segue si riprendono echi assai illustri (da Cesare Brandi alla Commissione Franceschini) puntando a quello che dovrebbe essere l’obiettivo fondamentale della conservazione, vale a dire minimizzare, nella misura del possibile, gli effetti della degradazione. La conservazione costituisce il momento metodologico di riconoscimento del bene culturale quale testimonianza materiale avente valore di civiltà. Nella pratica essa può essere definita come il complesso delle azioni dirette e indirette volte a rallentare gli effetti della degradazione causata dal tempo e dall’uso sulle componenti materiali dei beni culturali.

In cosa il restauro differisce dalla conservazione?

Come abbiamo visto il restauro, come lo studio, la prevenzione e la manutenzione, rappresenta solo una fase della conservazione. Il restauro è dunque il momento finale della conservazione, allorché la prevenzione e la manutenzione non sono più in grado di assicurare la salvaguardia del bene culturale.

La definizione che ne dà il già citato Codice dei beni culturali è la seguente:

«Per restauro si intende l’intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all’integrità materiale e al recupero del bene medesimo, alla protezione e alla trasmissione dei suoi valori culturali»

Un’altra definizione è

Il restauro è l’intervento diretto fisico e/o chimico sui materiali e sulle strutture del bene culturale mediante il quale si cerca di modificarne la condizione per avvicinarla, nella misura del possibile, a quella di origine.

Cos’è la prevenzione?

Della prevenzione è definita dal Codice come

il complesso delle attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto.

Anche per la prevenzione – correttamente considerata come una componente irrinunciabile della conservazione, nonché priva di connotati negativi – è possibile proporre una seconda definizione:

la prevenzione è il complesso delle azioni conservative indirette che non implicano alcun contatto fisico con i beni culturali oggetto dell’intervento.

Cosa si intende per manutenzione?

La manutenzione è una fase della conservazione intermedia tra la prevenzione e il restauro. Essa, almeno nel Codice dei beni culturali, è stata concepita con tutta probabilità in vista della sua applicazione alla conservazione dei beni architettonici, come si può dedurre dalla definizione che segue:

«Per manutenzione si intende il complesso delle attività e degli interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al mantenimento dell’integrità, dell’efficienza funzionale e dell’identità del bene e delle sue parti»

La prassi quotidiana, e soprattutto la sua applicazione al patrimonio archivistico e bibliografico, ne fa proporre una definizione di maggiore semplicità:

La manutenzione è il complesso delle azioni conservative dirette che, pur implicando un contatto fisico con i beni culturali oggetto dell’intervento, non ne modificano la consistenza fisica e chimica.

Chi è un restauratore?

Chi è un conservatore di archivio o di biblioteca?

Chi è un restauratore?

Il restauratore è il professionista che definisce lo stato di conservazione e mette in atto un complesso di azioni dirette e indirette per limitare i processi di degrado dei materiali costitutivi dei beni e assicurarne la conservazione, salvaguardandone il valore culturale. A tal fine, nel quadro di una programmazione coerente e coordinata della conservazione, il restauratore analizza i dati relativi ai materiali costitutivi, alle tecniche di esecuzione ed allo stato di conservazione dei beni e li interpreta; progetta e dirige, per la parte di competenza, gli interventi; esegue direttamente i trattamenti conservativi e di restauro; dirige e coordina gli altri operatori che svolgono attività complementari al restauro. Svolge attività di ricerca, sperimentazione e didattica nel campo della conservazione. In altre parole il restauratore è un professionista impegnato nella salvaguardia fisica del patrimonio culturale soggetto a degradazione causata dal trascorrere del tempo, dalle calamità naturali e dall’uso improprio. Secondo il Codice dei beni culturali si diventa restauratori seguendo un programma di formazione quinquennale di livello accademico al termine del quale si consegue un titolo equivalente al diploma di laurea magistrale in conservazione e restauro dei beni culturali. Nella fase di transizione, il titolo di restauratore può essere conseguito anche mediante percorsi di formazione diversi che possono basarsi su un lungo periodo di apprendistato sotto la guida di colleghi più esperti e sul esercizio corretto e diligente della professione. Il restauratore unisce competenze acquisite attraverso lo studio delle discipline storiche che ineriscono la classe di beni culturali di cui si occupa, con quello delle scienze della natura e con una pratica puntuale delle tecniche d’intervento. Il restauratore del patrimonio archivistico e bibliografico opera presso, archivi, biblioteche, musei e altre istituzioni culturali ovvero in uno studio privato.

Chi è il conservatore di archivio o di biblioteca?

Un conservatore di archivio o di biblioteca è un archivista o un bibliotecario la cui mansione fondamentale è legata alla conservazione della classe di beni culturali dell’istituzione nella quale presta la propria opera. Al conservatore competono tutte quelle attività, quali lo studio e la prevenzione, che non appartengono in via esclusiva ai restauratori, titolari della manutenzione e del restauro. Resta comunque di competenza del conservatore la proposta per l’avvio di queste ultime attività ove ne ravveda la necessità e l’urgenza nella gestione corrente della conservazione nell’archivio o nelle biblioteca in cui opera. Differentemente da ciò che è previsto – sebbene ancora ben lungi dell’essere realizzato – per i restauratori, non esiste ancora un specifico ruolo (o un elenco ufficiale) dei conservatori. L’accesso a tale auspicabile ruolo dovrebbe essere subordinato a una formazione nella quale le competenze della conservazione abbiano un peso proporzionale alle onerose responsabilità che gravano sui conservatori di archivio e di biblioteca.