Formazione e lavoro nell’ambito del restauro e della conservazione: tre nodi critici

documento redatto dalla CUNSTA (Consulta Universitaria Nazionale per la Storia dell’Arte) su Formazione e lavoro nell’ambito del restauro.

Formazione e lavoro nell’ambito del restauro e della conservazione: tre nodi critici All’interno della riforma in atto nel Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con cui si è inteso avviare un cambiamento culturale e non meramente amministrativo, ci sembra opportuno evidenziare tre ambiti cruciali che, se continueranno ad essere gestiti confusamente, come si sta facendo, comporteranno pesanti ricadute negative sulla conservazione del nostro patrimonio culturale, nonché sull’occupazione degli addetti.

I tre ambiti in cui si segnalano criticità e urgenze sono:

1. Formazione dei professionisti del restauro e della conservazione

2. Selezione dei docenti di restauro

3. Disposizioni sugli appalti

 

Mentre apprezziamo e sollecitiamo una generalizzata adozione da parte del MiBACT di politiche di conservazione preventiva e programmata del patrimonio artistico in rapporto all’ambiente (cui anche il documento promosso dalla rivista “Il Capitale Culturale”, 5-6 novembre 2015, fa riferimento), riteniamo indispensabile che vengano armonizzate tali scelte con i percorsi formativi per restauratori e con la disciplina degli appalti.

In relazione al primo ambito si evidenziano le seguenti criticità:

1) Formazione dei professionisti del restauro e della conser ” c) Incongruenza delle materie di studio rispetto alle finalità formative dei Corsi. d) Conseguente presenza di un’eterogeneità di impostazioni formative – nelle Università e nelle Accademie di Belle Arti – che, pur uniformandosi giuridicamente al modello consolidato negli anni dalle Scuole di Alta Formazione del MiBACT, sono ancora lontane da una visione integrata ed organica, ma già producono laureati con un titolo equipollente. e) Assenza di un’azione di vigilanza da parte della Commissione tecnica MiBACT-MIUR per le attività istruttorie finalizzate all’accreditamento delle istituzioni formative e per la vigilanza sull’insegnamento del restauro. Tale assenza sta determinando l’impossibilità di verificare l’adeguatezza della formazione dei restauratori diplomati, ora già immessi nel mondo del lavoro. f) Sovrapposizioni e incongruenze di metodo e di merito, quindi carenza di coordinamento tra la Commissione MiBACT-MIUR e l’organo di valutazione dell’Anvur, chiamato a valutare la produzione scientifica dei docenti e la qualità dei corsi e della ricerca.

In relazione al secondo ambito si segnalano le seguenti urgenze:

2) Selezione dei docenti di restauro (Qualificazione e inquadramento dei docenti dei corsi di studio quinquennali, con particolare riferimento alle discipline tecniche/laboratoriali, ora prive di un settore disciplinare). a) Procedere alla creazione del SSD REST/01, come già previsto dal D.M. 87/2009, all. C, e conseguente opportunità di incardinare tale SSD nell’area 10 (Scienze dell’Antichità, filologico–letterarie e storico artistiche), in relazione alle specifiche richieste formative stabilite dal D.M, 86/2009, art. 1 e all. A. b) Avviare la definizione delle procedure per la valutazione dei docenti afferenti all’SSD REST/01, i cui criteri e attori non possono, con tutta evidenza, essere i medesimi che si utilizzano per studiosi e docenti di altre discipline. c) Uniformare le procedure dei corsi universitari con quelle dei corsi attivati dalle Accademie, in modo che finalmente il titolo di restauratore di beni culturali rilasciato dalle diverse istituzioni risulti da un processo formativo sostanzialmente uniforme.

In relazione al terzo ambito si segnalano le seguenti urgenze:

3) Prassi disattese negli appalti: necessità che il decreto che a breve verrà emanato dal MiBACT, come previsto dalla nuova disciplina degli appalti (D.L. del Consiglio dei Ministri del 3 marzo 2016, art. 146 e 147) recuperi il ruolo di progettista, direttore e coordinatore assegnato al restauratore di beni culturali dalla normativa D.M. 86/2009, art. 1, all. A. Su tutto il territorio nazionale, contro una indispensabile integrazione dei ruoli, emerge nell’attività corrente la funzione progettuale dell’architetto, mentre quella del restauratore di beni culturali resta relegata alla sola realizzazione operativa. Tale svalutazione finisce con l’emarginare la categoria dei restauratori, le cui competenze professionali divengono, nei fatti, patrimonio delle grandi imprese.